Camere con Vista : la condizione delle donne nei dipinti d'interni


Con l'arrivo di gennaio, Roma si è scoperta più fredda; il cielo a sprazzi azzurro di dicembre, ha lasciato il posto ad uno bianco fitto, il sole è diventato più pallido e non riesce a scaldarmi come prima le mie guance, quando cammino per la strada. Viene più voglia a starsene nella propria stanza, al caldo, magari leggendo qualche amato libro.
Ma non è ozio. Penso che ogni persona all'interno della propria stanza, sola, possa dare libero sfogo a un così flusso di pensieri che potrebbero trasformarsi in desideri, creatività e libertà.
Non era Virginia Woolf che scriveva che una donna dovesse avere soldi e una stanza tutta per sé per conquistare la propria indipendenza?
Non è nella luce fioca di una camera, dove, le donne si preparano per intraprendere il cammino della loro vita? E un posto nel mondo?
I cinque dipinti che seguono rappresentano delle scene di interni, camere o sale, eseguite tutte da mano femminile, più o meno conosciuta. Oltre a mostrare elementi o decori, essi ritraggono la condizione della donna in varie epoche e la loro risolutezza per emergere in un ambiente dominato da uomini.

"La Proposta" (1631), Judith Leyster

Negli anni del Secolo d'Oro olandese (17° secolo), dove i Paesi Bassi, allora i più ricchi stati del mondo, si cullavano nella loro potenza navale, commerciale e culturale; nasceva nel 1609 ad Haarlem, la città dei tulipani (immortalata da Alexandre Dumas ne "Il Tulipano Nero"), una futura grande pittrice.
Judith Leyster, figlia di un noto birraio locale, diventò una delle poche artiste professioniste dell'epoca; piccola minoranza femminile adombrata dai grandi maestri olandesi.
La Leyster si impose giovanissima per l'opulenta classe borghese protestante, con le sue opere di carattere per lo più domestico : di costume, ritratti, nature morte, tutto finalizzato con caratteri allegri.
Nel 1629 riuscì ad aprire un atelier indipendente.
Un genio artistico di siffatta spigliatezza e vivacità, influenzato dai Carravagisti di Utrecht¹, avrebbe meritato maggior gloria postuma, ma Judith Leyster non l'ebbe.
Sposatasi nel 1636 con un pittore mediocre, fu completamente assorbita dalla vita domestica e famigliare. I suoi dipinti diminuirono insieme alla celebrità. La donna intellettualmente impegnata, ritornò ad essere sposa e madre. Morì nel 1660.
Una sua opera che descrive l'ambiente privato femminile e la condizione stessa della donna d'epoca, è "La Proposta" realizzata nel 1631 a soli ventidue anni.
Pur nella sua essenzialità, il dipinto non deve essere sottovalutato, poiché questo illustra il coraggio della Leyster davanti ad un tema non indifferente.
In un ambiente che potrebbe essere la stanza di una casa, rischiarata solo dalla luce di una lampada, una donna è intenta nel cucito. Un uomo al suo fianco, appoggiato ad una scrivania, posa il suo braccio sinistro sulla spalla destra della donna, mentre con la mano destra le porge una manciata di monete. L'uomo in questione non è un marito premuroso e nemmeno un cliente che sta pagando il lavoro della donna. Dal suo sguardo sornione e dalla sua eccessiva confidenza, si potrebbe dedurre ad una proposta sessuale, ricompensabile con una offerta in denaro.
Ma la donna con gli occhi fissi nel suo lavoro, sembra rimanere distaccata da quel che avviene intorno a lei.
Fra le tante interpretazioni che sono state date nel corso degli ultimi anni, è indubbio che la pittrice abbia voluto ritrarre l'assoggettamento della figura femminile.
 La donna è presentata con abiti chiari, vestita di tutto punto e con semplicità, quindi non una prostituta. Sotto il suo piede compaiono dei carboni ardenti, simbolo del focolare domestico e quindi dello stato civile di essa, certamente coniugata.L'uomo è raffigurato con colori scuri, accentuando sulla scena la sua presenza inquietante.
Generi pittorici così maliziosi erano molto in voga e i maggiori artisti raffiguravano scenari con doppi sensi : uomini-clienti in attesa, donne dalle vesti accese e disponibili, mezzane. La Leyster rovescia questo mondo mostrando invece una donna ferrea nella sua moralità e decisa a custodire le sue virtù : il suo corpo e la possibilità del rifiuto.
Se il dipinto non presenta un atto di denuncia, certo la sua autrice volle con questo dichiarare l'impossibilità di una certa indipendenza della figura femminile se questa ne vedeva l'onnipresenza costante dell'uomo.




Bella, vivace, ambiziosa, figlia del romanziere di origine spagnola Emmanuel Gonzalès, Eva Gonzalès (1849-1883), pittrice francese, è annoverata da tempo nel gruppo delle artiste impressioniste insieme a Berthe Morisot e Mary Cassat. Ma se quest'ultime godono ora di una fama ben meritata, per Eva Gonzalès non è così. Rispetto alle sue colleghe non ebbe il tempo di far sopravvivere la sua arte, morendo giovanissima di parto e nell'aver sempre rifiutato di partecipare alle mostre del gruppo. Eppure il suo stile e il suo talento sono innegabili.
Cresciuta nello studio di Edouard Manet (1832-1883), dove apprese l'arte del colore e facendo da modella per i suoi quadri, nel 1870 fu accettata al Salon di Parigi, dove divenne celebre per i ritratti e scene di interni.
La femminilità e la sua padronanza professionale viene svelata nel dipinto "Il Risveglio" del 1876.
Una giovane e bella donna, la sorella Jeanne, si è appena svegliata dal lungo sonno notturno. E' nella sua camera, mollemente adagiata sul letto; la luce del mattino entra nella stanza mostrando le sue belle forme, il viso è trasognato. Il bianco è il colore predominante nelle sue varie sfumature, dai cuscini, dalle tendine alla sua veste.
Uniche note di colore, il bouquet di fiori viola e un libro posti su un comodino e il vezzoso braccialetto d'oro.
Nell'ambiente privato la Gonzalès non ritrae una donna indaffarata nelle sue mansioni, di pulire o rammendare, ma libera e colta in un pensiero astratto, seppure non mancante di intelligenza, come si denota dal libro chiuso vicino a lei.
Ne esce un capolavoro di poesia, sensualità e intimità, dalle pennellate morbide in cui si sente come non mai l'influenza del maestro.

"Il Risveglio" (1876), Eva Gonzales


"Ero libera di dipingere per quanto mi pareva nella mia stanza." Vanessa Bell

Già nel recente post su May Nieriker (sorella di Louisa May Alcott), avevo scritto di come talvolta la celebrità di un fratello maggiore adombri il talento del minore. Questo è anche il caso di Vanessa Bell (1879-1961).
Sorella della più famosa Virginia Woolf, Vanessa Bell occupa uno spazio di poca rilevanza nella storia dell'arte, anche se la sua vita è stata una continua ricerca verso la perfezione professionale e il superamento dei limiti imposti all'arte e al suo sesso. Le sue opere raccontano storie e in particolare storie legate alla sua vita.
Figlia dello scrittore inglese Leslie Stephen, Vanessa ebbe un'infanzia buia e violenta, a cui si aggiungeva una educazione di basso livello (sofferenza profonda per le due intellettuali sorelle Stephen), bigotta e legata alle convenzioni vittoriane. Con la morte del padre, Vanessa si scoprì una donna libera, libera di viaggiare, di dipingere, di scegliere anche la sua vita sessuale.
"Interno con Tavolo" (1921), una delle sue opere più conosciute, rispecchia la sua rinascita che ad occhio superficiale potrebbe sembrare un semplice lavoro, ma ad una osservazione accurata ne mostra in realtà una grande audacia.

"Interno con Tavolo" (1921), Vanessa Bell

La Bell dipinge un angolo di casa molto accogliente, corredato con gusto da tende bianche, una bella vetrata con davanti un tavolino su cui è presente un vaso con fiori, una porzione di una sedia a dondolo, il pavimento rosso. Uno scenario confortante per qualsiasi donna certamente, eppure la vista dello spettatore è portata lì, ove si vede la bella vallata illuminata dal sole con case e alberi.
La pittrice inglese più che a guardare dentro ci porta a guardare fuori, dove ci sono vite e possibilità per ciascuno di noi e soprattutto per le donne. Anche gli oggetti non solo solo meri abbellimenti ma attori sullo scenario. La luce, i colori vivaci, gli scambi di linee e le forme morbide ne fanno uno dei dipinti più soddisfacenti e contemplativi, tipicamente di gusto post-impressionista.
La Bell ribadisce come non mai la repulsione e il superamento degli schemi della pittura vittoriana e delle sue regole sociali oltre ad un un invito alla libertà.


"[...] si da per scontato che le donne siano una categoria umana inferiore per storia e tradizione consacrata... Nessuno si è dato la briga di andare a vedere, a studiare, ad approfondire questi dipinti, dando per scontato che essendo di mano femminile, sia in partenza arte marginale, trascurabile, infantile, primitiva, irrilevante. Ma questo si chiama pregiudizio. Sentimento che si trasforma facilmente in discriminazione. Discriminazione da pregiudizio."
Dacia Maraini

Di ideali e pensieri simili a Vanessa Bell, ma con una coscienza più matura, grazie anche a tempi moderni, è stata la vita della pittrice, gallerista e collezionista d'arte italiana, Lia Pasqualino Noto (1909-1998), una delle figure più significative del panorama artistico palermitano del Novecento.
Affermatasi durante il Ventennio, Lia Pasqualino Noto non solo faceva arte, ma se ne occupava anche. In quel periodo, nella città di Palermo, si vide fiorire una nuova generazioni di donne artiste, quali Pina Calì Cuffaro (1905-1949), Ida Nasini (1894-1979), Topazia Alliata (1913-2015), la stessa Pasqualino che uscendo dal consueto ambiente domestico, formarono le loro personalità in vere scuole d'arte, proprio come i colleghi uomini, dove prima erano invece escluse. Non solo. Rivendicando il loro ruolo, si riunivano in associazioni, sindacati; a mercanteggiare arte, sfidando così negli affari il titolato potere maschile. La Noto nel 1937 aprì la prima galleria privata della città siciliana e il suo salotto culturale divenne uno dei punti di riferimento dell'aristocrazia e degli artisti ed intellettuali dell'epoca.
La sua pittura riprendeva i classici rimandi a Felice Casorati, unendoli alle nuove visioni di Renato Guttuso, fino alle avanguardie novecentesche.
Fra le sue opere di pittura di genere, è da menzionare "Ragazze alla Finestra" del 1932, esposto per la prima interregionale del Sindacato nazionale artisti a Firenze. L'opera rispecchia tutta la lotta della sua autrice per l'affermazione e il riconoscimento intellettuale delle donne.

"Ragazze alla Finestra" (1932), Lia Pasqualino Noto

Il dipinto presenta due campi di visivi. Il primo, e più lontano dai nostri occhi, raffigura un ambiente famigliare : un signore anziano dalla barba lunga sta impartendo una lezione ad una donna, seduta placidamente nel salotto. Nel secondo campo, in primo piano, due giovani donne sono affacciate alla finestra : esse sono spoglie di qualsiasi leziosità femminile, braccia conserte, ma il loro sguardo corre lontano e con esso i loro pensieri verso un ideale nuovo o una vita diversa.
Lo sfondo richiama chiaramente l'ambiente chiuso e ovattato, entro le mura di una casa, a cui le donne dovevano sottomettersi nel passato, ma relegato così nel fondo, allude al superamento di queste antiche concezioni. Ormai nuovi mondi si stanno aprendo, con essi un  posto, per le donne, più vicino alla luce del sole.  Fra loro e tutte le possibili giovani donne, reali, che si sono sporte dalla propria finestra della camera, non c'è differenza alcuna.



Recentemente sono rimasta affascinata dai dipinti e dai colori di una pittrice americana. Questa e Catherine Nolin. Un'affermazione nel panorama artistico : i suoi quadri vengono venduti nella buona società come vengono pubblicizzati dalle migliori riviste del settore.
Specializzata in ritratti e scene d'interni, autodidatta di origini italiane, la Nolin ha studiato al Museum of Fine Arts di Boston, in seguito ha scoperto per caso la pittura accomunandola alla sua passione per il Rinascimento. Le sue opere attraggono lo spettatore per la vivacità dei colori, per le forme, per la fine bellezza dei dettagli e non ultimo il suo romantico non-sense.
"La Luna che tu Vedrai" (2016), una donna elegantemente vestita sta guardando una superluna.

"La Luna che tu Vedrai" (2016), Catherine Nolin

Non ne vediamo il viso ma dalla sua immobilità certo e rapita dalla bellezza del cielo con il quale è quasi in comunione. L'interno del suo ambiente è ricco e curioso : sopra un comodino è posta una bilancia su cui sembra posarsi una colomba idealizzata. Sulla parete uno specchio a forma di sole riflette il cielo fuori mentre un cervo fa capolino. Eppure non si finisce di vagare con gli occhi, alla ricerca di nuovi magici elementi. Tutto è pervaso da un'atmosfera irreale e di aspettativa su chi sa cosa. Non conosciamo nulla della donna né se quella sia veramente la sua casa, ma che importa, come lei sentiamo davanti a questo universo gli stessi sentimenti.






M.P.



¹ Gruppo di pittori dell'omonima città che nel XVII secolo assimilarono lo stile del grande pittore italiano.


Commenti

  1. Mi hai permesso di scoprire elementi sino ad ora quasi completamente sconosciuti.
    E' stato un po' come viaggiare e ti ringrazio moltissimo per questo

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    1. Grazie V.M.! Era proprio quello che volevo fare, viaggiare nell'arte, nella storia e sulla condizione delle donne.

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  2. Mi vergogno un po'ad ammettere che non conoscevo nessuna di queste artiste, non perché sia di per sé sconveniente, ma perché dovremmo essere instancabili nella ricerca delle opere delle donne, messe da parte nonostante grandi affermazioni di talento artistico e letterario. Tu mantieni sempre vivo questo impegno e me ne ricordi l'importanza. Grazie!

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    1. Non c'è nulla da vergognarsi Cristina ;-)
      L'importante, penso, sia non fermarsi mai ed essere sempre alla ricerca di qualcosa, di ampliare i nostri pensieri e sentimenti e conoscenze.

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  3. Non conoscevo nessuna di queste artiste, un paio solo per sentito dire.
    Ho apprezzato moltissimo che tu abbia preso in considerazione anche un'artista contemporanea, poiché spesso parliamo del passato e ci dimentichiamo che anche oggi esistono persone talentuose la cui arte merita di essere conosciuta!
    Bel post, complimenti :)

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    1. Grazie mille Patty, è un bel complimento! Qualche volta guardando su internet mi soffermo su artiste o artisti moderni, così cerco di segnarmeli se riamango affascinata.

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  4. Che interessante viaggio in questo mondo sconosciuto. E chissà quanto altro ci sarebbe da aggiungere.
    Conoscevo quel dipinto di Vanessa Bell, sorella della celebre Woolf. Il resto ho appreso grazie a questo tuo post. Significative le parole di Maraini (non uso mai preposizioni o articoli femminili dinanzi ad artiste donne). Illuminanti di questa amara verità che ha riguardato le donne per secoli.

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    1. Sicuramente la condizione delle donne può essere vista attraverso molti ambiti.

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