"La Gioia di Vivere" Emile Zola


"Quando sbucarono a piedi della scogliera rimasero impressionati dallo spettacolo che li attendeva. La marea, una delle grandi maree di settembre, saliva con un fragore pauroso. Non l'avevano annunciata come pericolosa; ma la burrasca che fin dal giorno innanzi soffiava da nord la gonfiava così smisuratamente che all'orizzonte si innalzavano montagne di acqua e rotolavano vorticose e si schiantavano sulle rocce. In lontananza il mare era nero, sotto l'ombra delle nubi galoppanti nel cielo livido."


"Mare Agitato ad Etretat" (1883), C. Monet


E' da ottobre dello scorso anno che non dedico tempo alla lettura delle opere dello scrittore francese Emile Zola (1840-1902), e nella ricerca spasmodica dei suoi romanzi, da appassionata, mi sono imbattuta in uno dei meno noti.

"La Gioia di Vivere" uscì a Parigi nel Febbraio del 1884, dodicesimo romanzo appartenente ciclo dei Rougon-Macquart, subito dopo "Il Paradiso delle Signore".
Il romanzo non ebbe il successo dei precedenti, visto la debolezza della sua narrativa, la poca potenza del messaggio con l'aggiunta di una trama statica e poco sorprendente.
"La Gioia di Vivere" fu più un romanzo personale dello scrittore, nato più da un particolare momento della sua vita che offerto al pubblico dal suo genio creativo.
Il 1880 fu un anno molto doloroso : vide morire i suoi punti di riferimento che erano in quegli anni la madre Emilie Aubert e lo scrittore Gustave Flaubert (nato nel 1821).
Quest'ultima opera corrispondeva al suo stato d'animo di dolore e rassegnazione, come accettazione del destino che riserva ognuno alla propria esistenza.

Ambientato nel 1863 nel borgo marinaro di Bonneville, a pochi chilometri da Arromaches-Les- Bains in Normandia, la storia si dipana in dieci anni.
Pauline figlia dei coniugi Quenu (protagonisti nel "Ventre di Parigi"), rimane orfana e presto adottata da alcuni parenti paterni, gli Chanteau.
Questi, famiglia borghese in rovina, è orgogliosa di poter crescere questa ragazza dalla ricca rendita futura.  Ma l'onestà che pervade inizialmente la surrogata famiglia, si guasta. Gli Chanteau approfittano della semplicità e della bontà di Pauline per sottrarle i soldi per ogni futilità quotidiana e le imprese fallimentari del cugino Lazare. A ciò si aggiunge anche il loro risentimento e l'odio per l'impossibilità di risarcirle il denaro. Pauline resiste agli insulti e alle malevolenze con spirito di sacrificio.
In una cornice impressionista, dove il mare burrascoso e violento, mangia poco alla volta il villaggio di pescatori votati alla rozzezza e al vizio, di cui la fanciulla si fa carico con la solita positività e disinteresse, cresce il suo amore per il cugino, infiammato dalle opere del filosofo Schopenhauer e dedito al pessimismo e al nichilismo.
Nonostante l'impegno con la cugina, Lazare sposa per capriccio una ragazza di alto ceto Louise. Il matrimonio fallisce dopo pochi mesi per le loro nature nervose e depresse, ma l'unione con i suoi contrasti prosegue.
Pauline rimarrà ad allevare il loro figlio Paul, sempre con la stessa resistenza e fiducia nella vita.


Fulcro dell'intero romanzo è Pauline, figura diversa dalle altre donne presenti nei romanzi di Zola, in forte antitesi con la cugina Nana*, come quest'ultima era il prodotto del vizio, la prima diviene frutto dell'onestà, della bontà d'animo, del sacrificio di se stessi per gli altri, che raggiungono iperbole utopistiche.Non si può non rivedere nella protagonista, la buona Félicité di "Un Cuore Semplice" dei "Trois Contes" di Flaubert.
Tracce distintive di Emile Zola si ritrovano invece negli abitanti del borgo marinaro, ebeti spettatori, affascinati dalla potenza del mare, ignoranti ed increduli di fronte alla catastrofe, nella corruzione degli Chanteau e nel parto terribile di Louise, scena centrale del libro.
A contrastare la cupezza del romanzo, ci imbattiamo sempre in Pauline, unico, vero personaggio schopenhaueriano, simbolo della teoria della pietà universale che equilibra la filosofia del dolore e del nulla.




M.P.




*Pauline figlia di Lisa Macqurt, a sua volta sorella di Gervaise madre di Nana.





Libro :
"La Gioia di Vivere", E. Zola, Bur 2015

Commenti

  1. Me lo segno subito: le atmosfere della Normandia mi affascinano tantissimo e il riferimento al dibattito filosofico aumenta la tentazione, unito alla contrapposizione di Pauline e Nanà, mi rende ulteriormente curiosa di leggere questo libro!

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    1. Questi contrasti rendono molto di più della trama. Ma di romanzi di Zola ce ne sono di migliori.

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  2. Di Zola ho letto soltanto Germinal, ma quando ero troppo giovane per capirlo fino in fondo. E' uno di quei romanzi che vorrei tanto rileggere. Sicuramente lo farò, nel frattempo quale altro suo lavoro mi consiglieresti di aggiungere alla lista dei classici? In questo momento sto "affondando" nei Miserabili, quindi Zola dovrà aspettare: quando avrò finito avrò bisogno di letture più distensive per riprendermi....

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    1. Zola non è una lettura propriamente distensiva, comunque tra i suoi capolavori ci sono "Nana", "Il Paradiso delle Signore", "L'Ammazzatoio", "La Bestia Umana". C'è l'imbarazzo della scelta.

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  3. No infatti intendevo che dopo I Miserabili non posso affrontare Zola...:-)

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  4. Sembra interessante. Ho in lista L'Assommoir e La bestia umana, poi ti saprò dire se mi sono piaciuti ;-)

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    1. Se posso consigliare un romanzo di Zola, suggerisco di leggere "Pot-Bouille" (1882)tradotto in italiano "Quel che bolle in pentola". Si pone tra "Nana" e "Au bonheur de dames". Leggetelo! Sono certa che vi piacerà! Buona lettura a tutti! :-)

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    2. Grazie del consiglio Giuliana...Anche se questo già fa parte della mia lista di libri letti.

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