Jeanne Hébuterne, la pittrice mancata


"Jeanne Hébuterne, nata a Parigi il 6 aprile 1898, morta a Parigi il 25 gennaio 1920, compagna di Amedeo Modigliani, devota fino all'estremo sacrifizio." (Epitaffio).


"Jeanne Hébuterne con Capello" (1918), A. Modigliani

Raramente nel corso della storia le donne hanno saputo e potuto liberamente seguire il loro corpo e la loro anima contemporaneamente. Alcune ne hanno seguito unicamente la loro anima, tralasciando gli affetti e la loro identità. Altre come Jeanne Hébuterne si sono lasciate andare in balia del proprio corpo, trascurando la fame della loro anima ed intelletto.
Nessuno saprebbe dire cosa sarebbe diventata Jeanne Hébuterne, se avesse assecondato la musa dell'arte.


Jeanne Hébuterne proveniva da una famiglia francese cattolica e conservatrice. Soprattutto votata all'arte.
Il fratello maggiore André era uno stimato e conosciuto pittore di paesaggi. Jeanne minuta, dai capelli castani con riflessi rossi e un incarnato etereo, era una ragazza intelligente, forte, seria, con grandi doti da pittrice e conoscitrice sensibile dell'arte.
Era stata allieva dell'Académie Colarossi, una scuola, centro importante della Belle Epoque che accettava studentesse e permetteva loro di dipingere modelli maschili nudi.
Ad un ballo mascherato di carnevale del 1917, conobbe Amedeo Modigliani (1884-1920), che la prese come compagna e musa fino alla morte.
Modigliani si trovava nell'ultima fase della sua vita e carriera artistica : era da poco uscito da una turbolenta relazione con la poetessa inglese Beatrice Hastings, malato e poco apprezzato nella scena artistica parigina.
Nonostante l'opposizione familiare, nel luglio dello stesso anno, Jeanne andò a vivere con Modigliani, affittando uno studio a Montparnasse.
Qui condussero un'esistenza bohémienne, in ristrettezze economiche, mangiando nei café degli artisti, frequentando le mostre. Dipingevano insieme o per lo più era Modigliani che dipingeva Jeanne mentre lei suonava il violino. L'artista italiano ne riconosceva lo spiccato talento ma la giovane donna sottometteva il suo genio a quello più rivoluzionario del compagno. Soprattutto credeva nelle sue opere.
Nel marzo del 1919 scoprì di essere incinta e durante le ultime fasi della Grande Guerra, si rifugiarono nel sud della Francia.
Modigliani ritrasse innumerevoli volte la donna durante le fasi della gravidanza, con il volto pieno di dolcezza e il ventre che aumentava.
Eppure l'esistenza dei due peggiorava di giorno in giorno, dopo la nascita della piccola Jeanne*, il pittore era ritornato alle sue sregolatezze, intrattenendo relazioni con altre donne, perdendosi nelle viziose strade di Parigi, dipingendo sempre con forsennatezza.
Jeanne di nuovo incinta nell'aprile del 1919, era un dipinto sbiadito, imparagonabile ai ritratti dei primi anni della loro collaborazione. Si era data tutta a Modigliani, per la sopravvivenza sua e della sua arte.
Ma lei continuava a disegnare, a dipingere nei pochi momenti di quiete, a riprendere i colori e dare sfogo ad una molteplicità di opere dalle tante interpretazioni.


La Hébuterne amava ritrarre le figure femminili e in particolare la sua. Diversamente dai dolci dipinti dai toni scuri e linee allungate che le faceva Modigliani, Jeanne si ritraeva nel suo spirito più deciso, forte, gli occhi maliziosi e fermi, lo chignon alto o con due trecce abbandonate sulle spalle, una vasta gamma di colori accesi di gusto orientaleggiante. Pur influenzata dal pittore italiano, si notano nelle sue opere divagazioni gauguiniane e post-impressioniste.
Nella "Natura Morta" in un ambiente disadorno e minimale, si intravedono un pianoforte chiuso con sopra uno spartito lasciato aperto. Di fronte un mazzo di fiori ancora incartato e a rendere ancora più angoscioso il tema, la presenza di candelieri vuoti. Tutto eseguito con una grande qualità espressiva.
Ma è nella "Sucida", tra gli ultimi lavori della donna, si scorge tutto il suo dramma intimo. Jeanne si dipinge nella sua camera, in un letto di un bianco disturbante, il corpo reclinato in una posa sgraziata.
Si è appena pugnalata mentre nel petto sgorgano le prime gocce di sangue, il ventre gonfio (era alla seconda gravidanza); il colore rosso dei capelli, del sangue, della gonna e il bordo del letto dominano la scena.

"Natura Morta"

"La Suicida"

"Natura Morta"

Ma un triste inizio vuole una fine ancora più tragica.
Amedeo Modigliani consumato dalla tubercolosi e dall'alcol, fu trovato una mattina di gennaio del 1920 inerme nel proprio letto. Accanto a lui la compagna al nono mese di gravidanza.
Il ventiquattro, Modigliani morì nel letto di un ospedale, circondato dagli amici.
Jeanne rimase calma ed impassibile alla sua morte, guardando a lungo il suo uomo.
Due giorni dopo, però, alle quattro del mattino, si gettò dal quinto piano della casa, "questa ragazza, così piena di talento, così assoluta nel suo amore per Modigliani morì sul colpo."**

Quella di Jeanne Hébuterne è ancora oggi una storia che si può raccontare attraverso i capolavori di Modigliani : il volto a forma di cuore, gli occhi azzurri, l'aria pensosa; l'anima invece è nei suoi autoritratti.
Ventiquattro anni dopo un operaio trovandosi nell'atelier di André Hébuterne, reperì inaspettatamente alcune tele di Jeanne, volutamente abbandonate prima della morte.



M.P.



*Jeanne Modigliani (1918-1984), divenne in seguito una storica dell'arte.
** Cit. "Modigliani", Rizzoli Editore.



Fonti :

"Storia delle Altre", Elizabeth Abbott, Mondadori 2011
"Modigliani", Rizzoli 2004

Commenti

  1. Bellissima e commovente questa storia, che non conoscevo affatto. Mi intendo poco di arte, e quel poco lo devi ai libri scolastici: per questo motivo leggo sempre volentieri post come il tuo. Quante donne talentuse nascoste nelle pieghe della storia...

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    1. Grazie mille Paola. Adoro scoprire tutte quelle figure femminili dimenticate dalla storia, dalla letteratura e dall'arte.

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